12 settembre 2014

Ghetto Kids Uganda: chi sono i bambini che ballano nel video virale?

Bambini ballerini "Ghetto Kids", Uganda

Quest’estate vi sarà capitato di vedere un filmato di 5 bambini africani che ballano in mezzo a una strada sterrata. Si tratta del primo video girato da un simpatico quintetto (4 bimbi e una bimba tra gli 8 e i 12 anni), conosciuti come Ghetto Kids.

Il video in pochi mesi è arrivato a più 5 milioni di visualizzazioni solo su Youtube, un vero e proprio record per un video proveniente dall’Africa.

Cresciuti tra le Slum (baraccopoli) in Uganda, hanno avuto una vita difficile. Ai microfoni della BBC, Alex Sempija (12 anni) spiega che prima di unirsi al gruppo di danza, doveva chiedere l’elemosina per strada. E se non riusciva a racimolare qualche soldo, cercava il cibo tra la spazzatura. Ora, grazie al successo dei Ghetto Kids, è riuscito ad affittare una stanza per lui e la mamma a Kampala ed è tornato a studiare a scuola.


La mente dietro ai Ghetto Kids è il maestro di matematica, nonché manager e coreografo del gruppo, Dauda Kavuma, ex bambino di strada. Tempo fa, Kavuma ha lanciato una piccola organizzazione caritatevole (The Triplets) per aiutare i bambini poveri tramite la promozione del talento, in particolare la danza. Quando ha sentito l’annuncio che il cantante ugandese Eddy Kenzo cercava dei bambini per il video della sua canzone ‘Sitya Loss’, ha registrato un video fatto in casa, o meglio, su strada, con i suoi piccoli ballerini.

Il video è contagioso e il sorriso sulle labbra è garantito: i bambini si esibiscono con delle mosse fuori dagli schemi in una simpatica ‘dance off’ (sfida di ballo). Se non lo avete visto, buon divertimento!
Pubblicato su Youtube a gennaio, il successo locale del video è stato immediato. A marzo, i bambini sono apparsi nel video ufficiale di Eddy Kenzo. Verso metà anno, il video originale ha preso il via anche a livello internazionale, al punto che c’è una petizione per cercare di portare i bimbi negli USA per un’apparizione del programma di Ellen DeGeneres.

Nel frattempo, i bambini Alex, Bashir, Isaac, Fred e Patricia si esibiscono in pubblico nel loro paese natale, presentando nuove coreografie. Si allenano quasi tutti i giorni, ma l’educazione rimane al primo posto. I fondi raccolti, infatti, servono per aiutare il gruppo ed altri bambini a pagare le quote scolastiche, a comprare libri, uniformi e altro materiale.

Ecco un altro video girato dai Ghetto Kids e altri piccoli compagni, al ritmo della canzone 'Jambole' di Eddy Kenzo.

Iniziativa simile: Victoria Sports Association in Kenya - promuove il talento tramite lo sport e il calcio per mantenere i bambini a scuola e fuori dalle strade www.vsakenya.org

Alcuni libri, per saperne di più sull'Uganda

03 luglio 2014

L’Algeria dona il premio della Coppa del Mondo ai poveri in Gaza

Il rientro della nazionale in Algeria (foto Getty Images)

L’attaccante della nazionale algerina di calcio, Islam Slimani, ha rivelato che il premio di 9 milioni di dollari (6,6 milioni di euro) vinto ai Mondiali Brasile 2014, verrà donato alla popolazione in difficoltà in Palestina.

La squadra nordafricana ha conquistato moltissimi fan in giro per il mondo grazie alla performance grintosa e creativa che l’ha portata per la prima volta nella sua storia fino agli ottavi di finale, dove ha dato del filo da torcere alla Germania.

E ora, questo gesto di generosità e solidarietà sta già facendo il giro del mondo sui social network. Slimani gioca allo Sporting Lisbona, ma gli altri compagni di avventura giocano per squadre ben più modeste in Algeria, Tunisia e Francia.

Speriamo che questo comportamento serva da esempio anche ad altre squadre con calciatori pagati molto di più!


23 giugno 2014

Architetti africani emergenti: edifici creativi in Africa e non solo

Scuola in Burkina Faso
Una delle scuole ideate da Diebedo Francis Kere in Burkina Faso:
blocchi di terra cruda e tetti in acciaio

L’Africa è una terra in costruzione. Qui, nel 2013, più di 220 miliardi di dollari sono stati spesi per la costruzione di edifici.

Negli anni, molti architetti stranieri sono riusciti a mettere la loro firma nel continente, ma un numero sempre più crescente di talenti locali si sta facendo avanti per modellare i paesaggi, e in alcuni casi anche per esportare il proprio genio all’estero.

“L’Africa guarda sempre verso il nord. Non sempre guarda a casa propria, dove in realtà c’è molta competenza e conoscenza indigena”, dice alla CNN Ian Low, professore di architettura presso la University of Cape Town ed editore della versione sudafricana di Architectural Digest.

La dimostrazione? Diamo un’occhiata ad alcuni architetti contemporanei africani individuati dalla CNN.

21 febbraio 2014

Kakenya: la speranza delle bambine Maasai

Bambine Maasai studiano in Kenya

Nel 1993, a soli 14 anni Kakenya Ntaiya vive un’esperienza terribile che ogni ragazzina Maasai deve affrontare davanti al villaggio, senza piangere: la mutilazione genitale femminile. “Era molto doloroso, persi conoscenza” ricorda oggi la trentaquattrenne Kakenya.

Ma a differenza delle sue amiche, che dopo la cerimonia si vedevano costrette a sposarsi e ad abbandonare la scuola, Kakenya aveva un piano ben diverso. Infatti, la bambina aveva negoziato un accordo con suo padre: aveva promesso di affrontare l’operazione a patto di poter finire il liceo dopo il rito di passaggio. Altrimenti sarebbe scappata.

“Andare a scuola mi piaceva molto. Sapevo che dopo la mutilazione mi sarei dovuta sposare e che il mio sogno di diventare maestra sarebbe svanito” racconta Kakenya. Incoraggiata dalla mamma a lottare per una vita migliore, la ragazza cercò di posticipare il più possibile il rito di passaggio. E quando il padre finalmente le diede l’ultimatum, lei rispose con la sua presa di posizione.

L’atto di coraggio la ripaga abbondantemente: grazie agli ottimi voti Kakenya vince una borsa di studio negli Stati Uniti. Una parte della sua comunità raccoglie fondi per pagarle il viaggio aereo, e in cambio lei promette di ritornare per aiutare il villaggio, chiamato Enoosaen (Kenya occidentale).

10 febbraio 2014

La valigetta a energia solare che salva mamme e neonati

Durante un viaggio di ricerca in Nigeria, alla dottoressa Laura Stachel capita di assistere a un parto cesareo d’emergenza, durante il quale succede una cosa che la lascia a bocca aperta: l’elettricità se ne va e i dottori si ritrovano a dover operare al buio. “Ero l’unica ad essere sorpresa, era ovvio che gli altri erano abituati a lavorare in quelle condizioni, non ci fu alcuna reazione da parte loro” dice alla CNN.

Per fortuna, Stachel ha con sé una torcia e i dottori riescono portare a termine l’operazione senza problemi. Ma nel corso di quel viaggio di 2 settimane nel 2008, la dottoressa americana testimonia molte (troppe) altre volte in cui la vita delle mamme e dei neonati venivano messe a serio rischio semplicemente per la mancanza di elettricità. Le levatrici si arrangiavano come possibile per avere un po’ di luce: lanterne a cherosene, candele, perfino telefoni cellulari. “Ma non sono strumenti adeguati… se qualcuno ha un’emorragia, se un bambino ha bisogno della rianimazione, è necessario avere luce diretta”.

La World Health Organization e le Nazioni Unite stimano che nel 2010 circa 40mila donne nigeriane hanno perso la vita durante il parto, pari al 14% delle morti di questo tipo a livello mondiale. Anche le statistiche che riguardano la mortalità dei neonati sono tra le peggiori al mondo: ogni anno, circa il 4% dei bimbi nati in Nigeria muoiono prima di arrivare ai 28 giorni di vita (in paragone, negli Stati Uniti sono lo 0,4%).

Con l’aiuto del marito Hal Aronson, esperto in energia solare, la dottoressa si impegna a trovare un modo per aiutare le strutture ospedaliere nigeriane. Progettano un sistema elettrico solare capace di produrre gratuitamente l’energia per l’ospedale statale nel nord del Paese africano, dove la Stachel aveva condotto la ricerca.


03 febbraio 2014

La “ruota d’acqua” aiuta le comunità rurali

Ruota d'acqua in IndiaPerché portarsi a spalla 50 litri d’acqua… quando puoi farli rotolare per terra? Spesso si dice che le idee più semplici sono quelle migliori, e questa ne è una dimostrazione!

La WaterWheel, o ruota d’acqua, è un’ingegnosa invenzione che sta migliorando la vita di milioni di persone nei Paesi in via di sviluppo, facilitando l’accesso all’acqua pulita e il trasporto della stessa.

Ruota d'acqua in AfricaLe prime ruote d’acqua, chiamate Hippo Rollers, si erano viste nel 2006 in Africa. Lo strumento è stato perfezionato dall’iniziativa imprenditoriale sociale Wello, che ne promuove l’utilizzo tra i villaggi rurali in India.

Secondo una ricerca fatta dalla stessa Wello, le donne delle comunità più remote dedicano fino al 25% della loro giornata al trasporto d’acqua per le loro famiglie. Si stima che nel mondo ci siano più di 1 miliardo di persone costrette a viaggiare più di mezzo miglio (più di 800 metri) per raggiungere una fonte di acqua pulita.

Grazie alla WaterWheel si possono trasportare fino a cinque volte la quantità d’acqua portabile a mano o a spalla, viaggiando molto più velocemente. Questo permette di migliorare la produttività nelle zone rurali, in quanto le donne e le bambine – tradizionalmente incaricate di prendere l’acqua – si possono dedicare ad attività più costruttive come l’educazione.

24 gennaio 2014

Greentrek: turismo sostenibile in Ecuador tra Ande, Amazzonia e Galapagos

viaggo eco sostenibile in Ecuador, Amazzonia

La Greentrek Sustainable Travel è un’organizzazione ecuadoriana che promuove il turismo sostenibile e responsabile, organizzando eco-tour in Ecuador in alcuni dei luoghi più belli della Terra: Ande, Amazzonia e Isole Galapagos.

Il progetto è nato per rispondere alle urgenti problematiche ambientali ed è diventato realtà grazie alla convinzione che è davvero possibile viaggiare nel modo giusto, minimizzando l’impatto sugli ecosistemi e portando benefici alle piccole comunità, aiutandole a preservare la cultura locale e a generare ricavi da investire in progetti per lo sviluppo sostenibile.
ecoturismo in Ecuador - cicloturismo ed equitazione nelle Ande


I tour e le avventure di chi viaggia con Greentrek offrono una bella esperienza di apprendimento culturale, ricca di significati e di buoni propositi.  Tra i viaggi organizzati ci sono:

  • l'avventura nelle paludi di Cuyabeno (Amazzonia)
  • visita al Parco Nazionale di Yasunì (Amazzonia)
  • incontro con la tribù Huaorani (Amazzonia)
  • birdwatching negli altopiani (Andes)
  • esplorazione del Parco Nazionale di Cotopaxi (Andes)
  • tour della cultura indigena e del mercato di Otavalo (Andes)
  • itinerari vari nelle Isole Galapagos
  • viaggi fatti su misura secondo le necessità e i desideri dei propri clienti

Inoltre, Greentrek – fondata e gestita dal giovane Felipe Arteaga di Quito – è specializzata nel collocamento di volontari in progetti mirati alla sostenibilità socioeconomica, ai programmi di scambio culturale e di educazione ambientale.

Visita il sito di GreenTrek 
volontariato e programmi di studio in Ecuador


19 gennaio 2014

Kenya: bambine a scuola grazie al calcio, l’esempio di Wilkister


Nairobi News e il calcio in Kenya

Bashiri Heri riprende a scrivere da dove aveva smesso circa un anno fa: ecco un aggiornamento molto bello sulla Victoria Sports Association, che è stato anche pubblicato sul quotidiano Nairobi News (per maggiori info sulla piccola associazione sportiva kenyota vedete il post Kenya: educazione attraverso lo sport nelle slum di Nairobi).

Moglie, mamma, senza studi… a vent’anni. È la triste storia di tante ragazze in Kenya. Ma grazie al calcio, c’è chi riesce ad andare a scuola ed evitare il matrimonio forzato ad un’età così giovane.

Un esempio è Wilkister Shivoka, che oggi ha 20 anni. Nel 2007, per mancanza di soldi in famiglia la ragazza raramente poteva andare a scuola ed era costretta a chiedere l’elemosina per strada. Per fortuna, un giorno nota un gruppo di bambine che si allenano in un campo da calcetto a Nairobi.

“Alcune ragazze erano più giovani di me, sembravano divertirsi molto” ha raccontato al quotidiano Nairobi News. Spinta dalla curiosità e dall’ambizione, parlò con l’allenatore Dennis Otieno e si unì al Victoria Football Club con 8 amiche, anche loro mendicanti.

bambine giocano a calcio in kenyaCon il nuovo hobby Wilkister si diverte e riesce a tornare a scuola. Infatti, la VSA fa del suo meglio per aiutare i bambini bisognosi che hanno voglia di studiare, coprendo una parte o tutte le spese scolastiche.

Purtroppo, non tutti i bambini dimostrano la stessa passione e determinazione di Wilkister. Le sue amiche, per esempio, tornano a chiedere l’elemosina. Nel 2010, molte si ritrovano costrette a sposarsi, mentre altre scappano dalle pressioni familiari e continuano a vivere per strada.

“È stato triste vedere le mie amiche che si sposavano così giovani. Per le ragazze delle slum non è facile andare a scuola senza distrazioni, ma grazie al calcio io non ho perso la speranza e sono rimasta lontana dai pericoli della strada”.

Quando non è in campo o a scuola, Wilkister si occupa delle pulizie di alcune case nella zona Parklands, per un modestissimo stipendio. A vent’anni sta per finire l’ultimo anno di liceo, ha partecipato a molti tornei e vinto vari trofei insieme alla sua seconda famiglia, ovvero gli altri bambini e ragazzi della Victoria Sports Association. “Wilkister è un’ispirazione per tutti” commenta il coach Dennis Otieno.

Il suo sogno? Riuscire a far uscire la mamma dalla baraccopoli e dalla povertà.

Visita il sito della Victoria Sports Association

L'articolo di Nairobi News: Football gave Shivoka new lease of life