31 gennaio 2011

La rivoluzione verde del Malawi: un modello per l'Africa?

Il mercato di Ekwendeni, nel nord del Malawi, è in fermento e sfoggia mille colori: montagne di manghi e banane, sacchi di farina e barattoli di fagioli  che luccicano al sole del pomeriggio. Ma sei anni fa la scena era molto diversa.

“Ai tempi della carestia, le persone non potevano vendere queste merci tranquillamente. Oggi, invece, c'è più sicurezza alimentare. L'offerta ha superato la domanda” sostiene Edgar Bayani, esperto locale di agraria che attribuisce la generosa fornitura alimentare a una giusta dose di pioggia e al programma di sussidi del governo.

Fino al 2005, il Malawi aveva sofferto 6 anni di scarsità alimentare, una situazione che si è ribaltata dopo l'introduzione dei sussidi agricoli nel 2006. Ma si tratta di una soluzione sostenibile? Secondo Bayani, no: “Il concime utilizzato rovina la fertilità e la struttura del suolo. In più, il programma è finanziato dai donatori, noi non possiamo sostenerlo economicamente.”

Un gruppo di ricercatori canadesi la pensa come Bayani e ha lanciato un progetto per lo sviluppo agricolo sostenibile chiamato Soils, Food and Healthy Communities (SFHC), che aiuta gli agricoltori locali a diversificare il raccolto.

In Malawi, il prodotto agricolo principale è il mais mentre il piatto base, mangiato a ogni pasto, è il nsima (impasto di farina di mais e acqua), un alimento che porta i bambini ad avere una carenza di proteine.

Il progetto SFHC mira a diversificare la produzione agricola con legumi come la soia, i piselli e le arachidi, importanti fonti di proteine. Gli organizzatori dell'iniziativa distribuiscono i semi e insegnano gli agricoltori a piantarli tra le file di mais e di altri cereali come il sorgo.

Questo sistema si chiama intercropping (inter-coltivazione, o policoltura) e permette di alternare i raccolti ricchi di carboidrati (che impoveriscono l'azoto del suolo) con legumi ricchi di proteine (che aggiungono azoto allo stesso terreno).

Dopo la mietitura, gli agricoltori mangiano o vendono i legumi e rimettono le foglie in eccesso nel suolo, utilizzandole per il compostaggio. La policoltura offre un'alternativa valida: è una fonte gratuita di fertilizzazione (anche se i coltivatori continuano a usare un po' di concimi chimici), diversifica la dieta dei malawiani, fa respirare il terreno e rende quasi il doppio delle sementi distribuite a inizio stagione dalla banca dei semi del progetto.

Emyaiziyeni - fuzani-village plot
Da: Flickr SFHC
Enoch Chione è stato uno dei primi agricoltori a iniziare la policoltura a Ekwendeni. Dice che grazie all'iniziativa non dipende più dai sussidi del governo. “Ho mais, miglio, banane e adesso allevo anche i maiali. Ho cibo a sufficienza per la mia famiglia e qualcosa da vendere per pagare le tasse scolastiche. Ho 11 figli, 4 vanno a scuola.”

Secondo Chione, capo villaggio di Ekwendeni, il vantaggio più grande del progetto SFHC è che raggiunge tutti, mentre i sussidi governativi toccano solo la metà più povera della popolazione. “Basta lavorare duramente e seguire il progetto. Sono sicuro che se viene diffuso in tutto il Malawi, il nostro Paese può cambiare”.

Fonte: BBC News e Soils, Food and Healthy Communities

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